domenica 23 luglio 2017

Scrivo.

Scrivo per dimenticare.
Scrivo per sentire il mare.
Scrivo per sentirti ridere.
Scrivo per essere vento.
Scrivo per sentirmi leggero.
Scrivo perché forse non è vero.
Scrivo perché non mi basta.
Scrivo perché adesso basta.
Scrivo per non distruggermi.
Scrivo per non sbagliare.
Scrivo per sbagliare.
Scrivo per essere.
Scrivo per morire.
Scrivo per il cuore.
Scrivo per fare un giro.
Scrivo per non farci caso.
Scrivo per sentire.
Scrivo per piangere.
Scrivo per fotografarti.
Scrivo per ricordarti.
Scrivo per pentirmene.
Scrivo per esserne certo.
Scrivo per minaccia.
Scrivo per l'anima.
Scrivo per ballare.
Scrivo per essere uomo.
Scrivo per malinconia.
Scrivo per testimoniare.
Scrivo per paura.
Scrivo per coraggio.
Scrivo per proteggermi.
Scrivo come se realmente servisse a qualcosa.

sabato 28 gennaio 2017

Grigio e basta.

Ci sono prigioni che sembrano più belle di altre, sono nella nostra testa e sulla divisa c'è solo un numero di matricola: l'uno. Il tuo.
Esiste e tanto basta ad incatenarci ad un letto di bronzo e lame, circondato da coloratissimi caleidoscopi che distorcono e colorano la nostra effimera esistenza.
I dolori sono lancinanti, non so come curare ferite che ormai non si vedono più, sono diventate parte di te senza farsi notare da nessuno, tanto meno quell'inutile cervello.

Questa vita mi ha insegnato molte cose, anzi direi moltissime, ma non riesco più a vivere senza sapere quelle poche cose che non conosco, che non so spiegarmi. E non posso dare la colpa a Dio, sarebbe troppo facile, anche perché l'ho cercato 9 anni fa e non l'ho mai trovato, né lui né le sue belle parole.
La colpa è mia e non me ne sono mai reso conto prima di oggi, o forse sì ma non volevo crederci.
Chiunque si avvicini a me entra automaticamente in un cerchio di dannazione, di malumori e vite spente. Sì la colpa sono io. Trascino nel grigiore chiunque provi qualcosa per me, perché il grigiore sono io.
Una cella grigia su una giostra che fa su e giù, e quando sono giù, nessuno riesce a vedermi. Entro all'inferno ed ogni volta ci lascio un pezzo, smembrato da pensieri demoniaci che riescono a fare quello che vogliono. Strappano il cuore, strappano la voglia, strappano ogni senso logico di quello che rimane lassù.
Al ritorno sembro sempre io, sempre il solito, con tutti i pezzi. Una magica illusione per un pubblico che non vorrebbe vedere nessuno spettacolo, solo una vita che sorride e dice che alla fine va tutto bene.
E non va tutto bene, quei demoni lacerano le parti di me per farne un banchetto e li sento sogghignare. Sono divertiti, sono contenti che l'illusione stia riuscendo. Con il mignolo tra i denti sono impegnati ad eliminare tutto quello che resta del pasto, e li sento ancora urlare "abbiamo ancora fame!".
Non posso permettere che mangino anche lei. Lei è l'unico sorriso vero che ho, l'ultimo che mi è rimasto.
- Prendetevela con me, sono io il vostro preferito no? Ma lasciate stare lei, lei non può scendere quaggiù.
E perché mai? - risposero.
Perché le ho promesso che l'avrei protetta da tutto, soprattutto da me. Ora basta parlare e prendimi.
Azzanna quel che resta di me e facciamolo sembrare un incidente, nessuno se ne accorgerà.
Nessuno sentirà la mancanza del grigiore che non sa diventare blu, come te.


Nirvana - Aneurysm


mercoledì 13 aprile 2016

Binario 24

Le stazioni sono davvero dei posti strani.
Ci pensate che nello stesso mq coesistono persone sorridenti ed altre che magari si salutano con il pianto rotto in gola?
Le stazioni sono davvero dei posti strani.
C'è gente che corre per non perdere un treno, gente che non sa dove andare ed un gruppo numeroso con tutti quelli che un treno l'hanno già perso, ma non ricordano neanche quando. Forse non è mai partito.
Le stazioni sono davvero dei posti strani.
Le ruote di un trolley e quel rumore che copre passi frettolosi di chi deve andare via.
Le stazioni sono davvero dei posti strani.
Un manichino in doppio petto sembra venirmi incontro, per fortuna le serrande si abbassano e quello che sembrava un moto senza tregua si fa vuoto.
Le stazioni sono davvero dei posti strani.
Le sigarette non bastano mai, con il tempo che sembra camminare con blocchi di cemento ai piedi, trascinandosi faticosamente; non sembra voler adempire al suo destino di lancette e ticchettii.
Corrono, si fermano, ripartono, aspettano.
Le stazioni sono dei posti strani, come i cervelli umani.