mercoledì 13 aprile 2016

Binario 24

Le stazioni sono davvero dei posti strani.
Ci pensate che nello stesso mq coesistono persone sorridenti ed altre che magari si salutano con il pianto rotto in gola?
Le stazioni sono davvero dei posti strani.
C'è gente che corre per non perdere un treno, gente che non sa dove andare ed un gruppo numeroso con tutti quelli che un treno l'hanno già perso, ma non ricordano neanche quando. Forse non è mai partito.
Le stazioni sono davvero dei posti strani.
Le ruote di un trolley e quel rumore che copre passi frettolosi di chi deve andare via.
Le stazioni sono davvero dei posti strani.
Un manichino in doppio petto sembra venirmi incontro, per fortuna le serrande si abbassano e quello che sembrava un moto senza tregua si fa vuoto.
Le stazioni sono davvero dei posti strani.
Le sigarette non bastano mai, con il tempo che sembra camminare con blocchi di cemento ai piedi, trascinandosi faticosamente; non sembra voler adempire al suo destino di lancette e ticchettii.
Corrono, si fermano, ripartono, aspettano.
Le stazioni sono dei posti strani, come i cervelli umani.

martedì 1 marzo 2016

Stazioni parallele

Nelle sere di poca luce dentro e fuori torno sempre qui, dove alla fine butto giù quattro pensieri in fila senza far caso a nessuna forma, tranne a quella che può dare ad un flusso disordinato di pensieri che mi sbattono nelle tempie nervose.
Oggi non posso fare a meno di tornare in questo maledetto posto, ed è come se tutto partisse dalla mia difficoltà d'espressione quando si tratta di te.
Non so spiegarti, c'ho provato in tanti modi e tempi differenti. Non c'è una strategia vera e propria, si tratta solo di me e te e di quello che riusciamo a dirci senza parlare,  il nostro mondo dove basta leggere una smorfia che difficilmente ha probabilità di essere fraintesa.

(Probabilmente in queste righe ci sono tanti errori, come nella mia vita dopo tutto.)

ma non parliamo di errori, chi non ne ha fatti? Probabilmente in questo momento starete pensando ai vostri, a cosa non vi ha fatto dormire, alla paura, al fallimento ed a quei maledetti treni che abbiamo perso.
Beh io mi sono stancato di nascondermi dietro a questi errori, perché ho pensato: gli errori si fanno ma ogni conseguenza è solo frutto delle nostre scelte, quindi perché cazzo dovrei fermarmi ora a scegliere?

Così un giorno ho deciso di fermarmi alla mia stazione per un po', ho acceso la mia sigaretta e ti ho aspettata.
Eri già passata di qui, portavi degli occhiali buffi ed eri avvolta in un cappotto nero; ma diavolo! Quanto correvi. 
Ti ho persa nella folla, senza neanche riuscire ad incrociare il tuo sguardo.
Non potevo fare altro che trovare un buon posto, accendere un'altra sigaretta ed aspettare.

Non posso perdere questo treno - pensavo - devo andare via da qui, sto impazzendo, ne ho bisogno.

Probabilmente non ho mai sentito così freddo come quelle notti, il cuore ed un biglietto di sola andata erano le uniche cose che mi tenevano in vita nel gelido e desolato paesaggio di binari e cicche di sigarette.

Si spengono le luci, si fa giorno, il flusso dei pendolari è fitto come una foresta pluviale.
Ti vedo, ti afferro la mano e non diciamo niente. A parole. Tutto. Con gli occhi.
Allora sei tu, abbiamo lo stesso biglietto. Una cuffia a testa.