lunedì 25 novembre 2013

Remember Sammy Jankis.

Il vento tagliente sul viso, una mano tra i capelli per tener fermi i pensieri.

Il vento non te li porta via.
È solo la causa del disordine che ti scoppia dentro, come una scrivania ricoperta dalla fretta di scrivere, per non dimenticare quel pensiero.
Scrivilo, ora.
Non dimenticarlo. Ricorda Sammy Jankis.
L'entropia cerebrale fa più paura delle streghe, solo perché quelle non esistono.
I risvolti del fumo si allontanano col vento, ora incazzati e porta via anche i pensieri ti prego.
Non spegnere questa fiamma e dammi tregua.
Lasciami un altro foglio bianco, prometto che non sarà l'ultimo, perché io ti ho tradito.
Ho promesso mille volte di smetterla con queste parole e passare ai fatti, ma io sono fatto di parole, dispenser infinito di inchiostro. Solo per me, se vorrai anche per te.

Ancora il vento, tieniti forte.


domenica 10 novembre 2013

Avevo il 6.

Ricordo delle ginocchia sbucciate 365 giorni all'anno, perchè quel pallone non doveva entrare.

Il tocco per fare le squadre.
Un sogno che si ripeteva ogni giorno, anche se la signora del secondo piano non voleva, ricordo il suo pollice verde e i vasi che volavano sui bambini che le facevano i pernacchi.
"Ora scendo e ve lo schiatto proprio questo pallone!"

Mamma si affaccia e mi chiama, è ora di cena.
"Cià uagliù, ci vediamo domani! Enzo non ti dimenticare il pallone".

Ricordo l'odore delle scarpette nuove. Le mie prime scarpette furono delle Diadora rosse, così piccole che ora non mi ci entrerebbe neanche una mano, ero davvero piccolo.
L'allenatore e la mia prima maglia.
Avevo il 6.

Alle partite c'era sempre più gente. Eravamo tutti forti.
L'importante è essere sempre un TUTTI, questo mi hanno insegnato da bambino, come lo spartano che protegge il fianco del fratello in battaglia.
La domenica mattina, il sole non ancora caldo, la polvere che ti entrava in gola, la maglietta sudata e le ginocchia sbucciate, solo per vincere e divertirmi, perchè se perdi non ti diverti mai.

Il mio idolo era Baresi, l'alieno Re dell'anticipo.
Non si gioca più con il libero.

Ricordo mio padre che seguiva le mie partite, tutte, senza aver mai detto un "Bravo Claudio", spronandomi a dare sempre il massimo, perchè non avevo fatto ancora nulla.

Ricordo le vittorie, quelle delle lacrime, perchè nessuno ci credeva.
Sono troppo piccoli, dicevano.

Saremo anche piccoli, ma siamo TUTTI.

Ogni volta che guardo le mie cicatrici, non ne rimpiango neanche una, perchè quel pallone non doveva entrare.